A volte sono proprio i piccoli sogni a farci sentire un po' più grandi. Anche a pochi passi da casa, su pareti dimenticate dall'alpinismo con la A maiuscola, possiamo ancora ritagliare uno spazio per vivere delle avventure autentiche. L'importante è che sia autentico il modo con cui decidiamo di relazionarci con la montagna. "Il vero alpinismo è a mani vuote" sostiene il filosofo Tomatis, dove spoglio non deve essere il nostro imbrago ma l'atteggiamento nei confronti dell'alpe. Allontanarsi quindi dalla guerra che l'uomo moderno ha dichiarato alla natura e che anche l'alpinismo classico ha in parte ereditato come retaggio di una cultura antropocentrica. "Salire...per essere e non per avere" diceva Miotti, decifrando al meglio la cesura che esiste tra un'arrampicata della "vetta a tutti i costi" e il saper apprezzare invece la bellezza e l'estetica di un gesto. Una volta spogliato l'uomo-alpinista dai suoi orpelli, ciò che rimane sono proprio due mani vuote, a cui basta un qualsiasi "pezzo" di roccia per vivere il proprio sogno alpinistico...

Gli itinerari descritti in questo blog nascono dal desiderio di rivalutare un territorio distante dai classici circuiti arrampicatori, ricercando linee estetiche laddove l'occhio di un alpinista non è facilmente portato a guardare. Pareti piccole, se confrontate ai mostri sacri delle Dolomiti o delle Alpi, ma che riescono ugualmente a regalare emozioni forti a chi intende ascoltarle. Un'arrampicata senza pretese di grandezza quindi, dove ciò che conta è stare bene all'interno di uno spazio geografico che in un modo o nell'altro riconosciamo come “nostro”.

Variante BFR

Pala dei Veneziani o Piramide Grigia
Massiccio del Grappa, parete sud

La Piramide Grigia è una parete poco conosciuta, pur se ben visibile dalla Valle Santa Felicita. Nota agli arrampicatori fin dagli anni '70, fu valorizzata ad opera di alcuni rocciatori appartenenti al Gruppo Ligaores del CAI di Marostica, che aprirono due itinerari di stampo classico: Pari o dispari (1998) e Fabi Marina (1999), che vanno ad aggiungersi allo storico Spigolo Masucci. Nel 2012 il CAI Bassano traccia la "CAI 120esimo anniversario", una linea che sale diretta a destra dello Spigolo. Nel dicembre 2013 nasce invece una nuova "variante" di tre tiri che termina sul pulpito sudovest, poco sotto la cima: "Variante BFR". 
La parete è esposta a sud e favorisce le ripetizioni anche nei mesi invernali. La roccia, straordinariamente lavorata e compatta, permette un'arrampicata molto varia.

Avvicinamento:
Da Romano d'Ezzelino, seguire le indicazioni per il Monte Grappa per svoltare immediatamente a dx verso il grande parcheggio, adiacente il Ristorante la Mena. Qui si lascia l'auto, proprio all'inizio della Valle Santa Felicita, per proseguire poi lungo la sterrata in direzione della classica palestra di roccia. Superato il sentiero N.53 dei "Nosellari", dopo 50 m si prende una valletta sulla sx e, poco oltre, si intravvedono i primi ometti e bolli verdi (destra orografica). Seguire le tracce fino ad arrivare in prossimità della parete, proprio sotto alla testata della valle. Si continua verso dx per roccette e bosco ripido, fino a raggiungere una corda fissa che porta all'attacco delle vie. (1h circa). Partenza alla base di un evidente diedro poco a destra dello Spigolo Masucci e della 120esimo anniversario.

Discesa:
La discesa avviene in corda doppia su enormi golfari lungo la via di salita ed è comune a tutti gli itinerari:
1CD: 50m
2CD: 50m

Variante BFR

Aperta da Burato (casco nero), Florit (casco bianco) e Rasia (casco blu) il 3 dicembre 2013; 
Prima ripetizione: M. Moretto il 15/12/13
Sviluppo: 105 metri
Difficoltà: V, pp. V+
Roccia: ottima.
Materiale: NDA. Utili friend di piccola e media misura. La via è protetta con chiodi a fessura ma sono utili friend di piccola e media misura. 

Salita:
L1: salire direttamente il diedro fino ad un terrazzino per poi spostarsi verso dx in direzione di un diedro inclinato. Con bella arrampicata su fessura da dita si giunge alla sosta su 2 piastrine con maglia rapida. (30m, V)
L2: superare con arrampicata di forza la bella fessura soprastante, per poi continuare su placca lavorata fino alla sosta su golfaro (CD2). (25m, V+)
L3: dalla sosta salire in obliquo a destra per facili roccette fino a portarsi sotto ad una placca scura. Superarla prima direttamente, poi con diagonale sinistra, fino ad arrivare ad un pulpito dove si sosta su chiodi e cordone. (25m, V)
L4: salire dritti per l'uscita comune prima in placca verticale e poi mirando ad un'evidente fessura fino a raggiungere la sosta su golfaro (CD1). (25m, V+). 





Per le relazioni dello "Spigolo Masucci" e "120esimo anniversario": 
http://www.caibassanograppa.com/item/due-nuove-vie-di-arrampicata-in-valle-s-felicita
Per "Pari o dispari" e "Fabi Marina" vedere il sito:
http://www.montegrappa.org/arrampicata/santa_felicita_01.php 

GALLERY
L1_Diedro inclinato
L2_Fessura di V+



L3_Uscita dalla placca



















L4_Tiro comune 
















Gennaio 2012.
Fu durante uno dei tanti turni di assistenza bagnanti alla piscina di Marostica che venni a conoscenza per la prima volta dell'esistenza della Piramide Grigia o Pala dei Veneziani.
Una sera, Simone – amico e compagno di tante arrampicate –, mi fa cenno di raggiungerlo in segreteria. Mi presenta Gianfranco, un alpinista dei Ligaores, che tra le molte scalate vanta nel suo curriculum la ripetizione di Perla Nera alla Cima Lastei; forse, il mio più bel sogno alpinistico. Le domande sono tante, quelle di sempre: i gradi, le soste, la possibilità di proteggersi, possibili errori di interpretazione e soprattutto la tempistica. Gianfranco si dimostra una persona davvero disponibile, piacevole e fonte di utilissime informazioni. In questo frangente, mi parla anche di una parete posta qualche centinaio di metri sopra alla Valle Santa Felicita, dove i Ligaores hanno aperto un paio di itinerari alpinistici meritevoli di ripetizione.
Detto fatto. Pochi giorni dopo, in compagnia di Simone, sono all'attacco di "Pari o dispari". Rimaniamo soddisfatti dell'ascensione, che nonostante la brevità, ci regala quattro tiri di ottimo calcare. Qualche mese più tardi (novembre 2012) ripeto anche "Fabi Marina", questa volta assicurato da Giulia e Giovanni.
Dalla Piramide Grigia, il modo più semplice e veloce di scendere sono due doppie lineari da 50m. Durante la discesa notiamo un marcato diedro inclinato sovrastato da una bella placca a buchi che porta sotto ad un muretto finale. Segni di passaggio: nessuno!
Ne parliamo subito con Gianfranco, il quale ci conferma che durante la pulizia della linea di calata, era già stata notata questa possibile via diretta. A questo punto chiediamo il permesso agli apritori di tracciare un nuovo itinerario di tipo sportivo. Non tanto perchè non si possa passare con mezzi classici, quanto per differenziare la tipologia di vie presenti e soprattutto con la speranza di attirare qualche arrampicatore in questo luogo remoto della valle.

Dicembre 2013: arriva il tanto sperato "via libera".
Inconsapevoli di essere in procinto di sollevare un caso diplomatico per un pezzettino di roccia alto 100 metri in una valle dove mi sembra che gli spits non manchino, ci incamminiamo lungo il sentiero muniti di trapano e una ventina di ancoraggi, che mi sono avanzati dall'apertura di una falesia vicino a casa. È una bella giornata di sole, si respira ancora un'aria autunnale, nonostante la stagione avanzata. Attacchiamo direttamente la parete in corrispondenza di due chiodi rossi a fessura che lì per lì presumo indichino l'attacco dello Spigolo Masucci. Superato il tratto in comune con la via tradizionale, ci spostiamo sulla destra mirando al diedro inclinato e iniziamo a mettere giù qualche protezione. Sostiamo sotto ad una bella fessura, che si rivelerà poi il tratto chiave della via, e continuiamo a salire dritti fino ad incrociare il secondo ancoraggio di calata (CD2). Sopra di noi rimangono solamente la placca a buchi e il muro finale. All'attacco del terzo tiro noto effettivamente una certa pulizia rispetto all'ultima volta, ma continuo a non trovare segni di passaggio. Nessun chiodo, neanche un semplice cordino passato in una delle innumerevoli clessidre presenti. L'unica spiegazione possibile è che il CAI di Marostica abbia dato una ripulita ulteriore alla calata! Supero un breve tratto dove le difficoltà aumentano (V) e poi sosto sul pulpito comune con la via Masucci. Recupero i compagni e mi accingo ad attaccare direttamente la paretina finale. Qui però noto qualcosa di strano: un chiodo a metà e un cordone posto sulla fessura finale indicano che non sono il primo a passare di là. Fatico a capire a quale via appartengano i chiodi. Sicuramente non a "Pari o dispari" che corre nettamente più a destra. Nemmeno allo "Spigolo Masucci" che esce sulla facile rampa erbosa. Mistero... Per non sbagliare e attirarmi le ire di qualche alpinista, decido di spostarmi molto a sinistra, utilizzando il trapano solamente una volta uscito da questo tratto comune. Superata una breve pancia, sono finalmente in cima. In pochi minuti arrivano anche Giovanni e Simone, anche loro un po' sconcertati del fatto. Nonostante l'amarezza per l'ultima lunghezza, ci stringiamo la mano e ci riproponiamo di capire meglio da dove arrivi quella linea misteriosa.
Una volta a valle, una birra rossa alla Mena non ce la toglie nessuno.

Torniamo la settimana successiva, con l'intenzione di ripetere la nuova via e ripercorrere quella tradizionale lungo lo Spigolo, nella speranza di fare un po' di chiarezza. Compito non facile visto che troviamo alternanza di vecchi chiodi anni '40 e chiodi rossi stile anni '80, così come constatiamo l'apertura di una variante laddove la via di Masucci punta ad un tettino di roccia gialla poco sana. Salita resa ancor più complicata per l'insistenza di una voce proveniente dall'altra parte della valle che per una buona mezz'ora grida al colore dei nostri caschi chiedendo il motivo del mio chiodare.
Capiamo che qualcosa è andato storto e che quella tranquilla giornata di sole non andrà a finire per il meglio. Arriviamo in cima alquanto stressati e iniziamo subito le doppie senza goderci gli ultimi sprazzi di sole. Una volta messi i piedi a terra vediamo un'ombra salire dal bosco. È Mauro Moretto che a mo' di ambasciatore si è recato fin quassù per conoscere l'identità degli alpinisti che hanno spittato la Piramide Grigia. Ci spiega cordialmente che il CAI di Bassano è alquanto seccato dalla nostra apertura perchè sembra che i nostri spits abbiamo incrociato parte di una via (120esimo Anniversario CAI Bassano) da loro aperta qualche anno addietro. Subito faccio due più due e ripenso al tiro della placca a buchi. Ecco svelato il mistero!
Spieghiamo a Mauro come sono andate realmente le cose e la nostra più assoluta inconsapevolezza di quanto accaduto. Gli facciamo notare anche che prima di trapanare abbiamo chiesto il permesso al CAI di Marostica e che la lunghezza incriminata non presentava alcun segno di passaggio...ma lui ci ricorda giustamente che "ambasciator non porta pena".
Scendiamo ormai all'imbrunire e una volta giunti nei pressi del "Trapezio" sentiamo un voce nota alla Valle. È quella di Berto, che scherzosamente ci accoglie con una "trapanata" di Bosch: "Ah...siete voi allora... Meglio se vi mettete in contatto con Alessandro del CAI che da qualche giorno vi sta cercando" ci dice ridendo.

Torniamo alla Mena, scortati da due nomi importanti che hanno dato molto all'alpinismo di questi luoghi e non solo: Marampon e Moretto. Che onore! Al ristorante chiacchieriamo a lungo di alpinismo a 360 gradi, tralasciando questa spiacevole questione che risolveremo con chi di dovere. Canal di Brenta, Pale di San Marino, Moiazza, Pale di San Lucano...tante sono le domande che poniamo ai nostri illustri interlocutori, che ci intrattengono con aneddoti di ogni tipo. Una giornata iniziata davvero male che fortunatamente termina nel migliore dei modi. Sicuramente il lato più positivo di tutta questa lunga storia.

Due giorni dopo siamo di nuovo sotto alla Piramide, muniti di chiave da 17, mazzetta e qualche chiodo. Al telefono il CAI di Bassano ci fa intendere di voler mantenere quella parete estranea ad una chiodatura di tipo sportivo. Ipse dixit. Togliamo tutto, anche i tiri non incriminati e riattrezziamo con mezzi tradizionali le prime due lunghezze. Giunti all'anello di calata sotto alla placca a buchi ci spostiamo sulla destra aprendo una linea completamente indipendente che con bei movimenti porta al pulpito comune. Qui usciamo per una delle già innumerevoli vie presenti.
Così nasce la Variante BFR, tre tiri di corda ri-aperti con 9 chiodi a fessura, 1 cuneo di legno e qualche cordino su clessidra. Niente di alpinisticamente importante, ma sicuramente una via piacevole da ripetere nelle giornate invernali.

Magari nel silenzio che questo angolo di valle sa regalare.         

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