A volte sono proprio i piccoli sogni a farci sentire un po' più grandi. Anche a pochi passi da casa, su pareti dimenticate dall'alpinismo con la A maiuscola, possiamo ancora ritagliare uno spazio per vivere delle avventure autentiche. L'importante è che sia autentico il modo con cui decidiamo di relazionarci con la montagna. "Il vero alpinismo è a mani vuote" sostiene il filosofo Tomatis, dove spoglio non deve essere il nostro imbrago ma l'atteggiamento nei confronti dell'alpe. Allontanarsi quindi dalla guerra che l'uomo moderno ha dichiarato alla natura e che anche l'alpinismo classico ha in parte ereditato come retaggio di una cultura antropocentrica. "Salire...per essere e non per avere" diceva Miotti, decifrando al meglio la cesura che esiste tra un'arrampicata della "vetta a tutti i costi" e il saper apprezzare invece la bellezza e l'estetica di un gesto. Una volta spogliato l'uomo-alpinista dai suoi orpelli, ciò che rimane sono proprio due mani vuote, a cui basta un qualsiasi "pezzo" di roccia per vivere il proprio sogno alpinistico...

Gli itinerari descritti in questo blog nascono dal desiderio di rivalutare un territorio distante dai classici circuiti arrampicatori, ricercando linee estetiche laddove l'occhio di un alpinista non è facilmente portato a guardare. Pareti piccole, se confrontate ai mostri sacri delle Dolomiti o delle Alpi, ma che riescono ugualmente a regalare emozioni forti a chi intende ascoltarle. Un'arrampicata senza pretese di grandezza quindi, dove ciò che conta è stare bene all'interno di uno spazio geografico che in un modo o nell'altro riconosciamo come “nostro”.

Via X Alvise

Parete di Enego, Canal di Brenta

in memoria di Alvise Ravazzolo,
tragicamente scomparso nell'agosto del 2012
ai piedi della Torre del Lago

Aperta dal basso in più riprese dalle cordate Burato-Florit-Vivianetti-Rasia. 
Prima ripetizione effettuata il 17 novembre 2013 da Burato-Vivianetti, Rossi-Florit.

Sviluppo: 170m
Difficoltà: dal 5b al 6c (5c obbl.)
Roccia: molto buona.
Materiale: portare 14-15 rinvii e qualche cordino. Si consiglia l'uso di mezze corde. La via è interamente protetta con fix zincati da 10x75/5.

Avvicinamento:
Da Bassano del Grappa prendere la strada statale 47 della Valsugana e lasciare l'auto in località Cornale. Imboccare la pista ciclabile in direzione Trento e dopo 10 minuti prendere il sentiero CAI Raccordo 791 EE. Seguirlo per una quindicina di minuti fino ad incrociare le prime catene di sicurezza. Proseguire qualche minuto fino ad una curva evidente verso sinistra da cui si stacca una piccola cengia su cui si trova l'attacco (30 minuti circa).

                                             Deviazione per l'attacco della via
                                                      


Salita:

L1:  Alzarsi qualche metro su roccia delicata e traversare verso dx in corrispondenza di un grosso albero di fico, mirando ad un evidente tetto che viene superato con movimento atletico. 20m
L2: si supera la pancia soprastante, prima sulla dx e poi sulla sx, fino ad incrociare una fessura da dita. Saltare sulla cengia con movimento delicato. Da qui, con facile traversata verso sx, mirare ad un albero con cordino. Poco oltre la sosta su comoda cengia. 30m
L3: puntare sulla dx le evidenti canne e seguirle fino ad una sosta sotto a delle placche gialle. 15m
L4: superare le placche soprastanti su roccia ottima, per poi piegare a sx con traverso delicato. Sosta su catena. 15m (Se non si cerca la “libera” è possibile unire L3 e L4)
L5: piegare a sx e superare la pancia con movimento di forza, fino al raggiungimento di un bel diedro nascosto. Salirlo interamente fino alla sosta su albero. 25m. 
L6: seguire una bella lama di roccia fino ad una cengia con albero. Da qui, con bella e facile arrampicata, si sale lungo un diedro ben ammanigliato che conduce ad una comoda sosta. 35m
L7: Salire dritti fino all'evidente tetto, che viene superato sulla dx. Poi, per facile paretina, si guadagna l'uscita. 30m. (Allungare bene i rinvii sotto al tetto!)





Discesa:

Guadagnare il prato sommitale senza via obbligata. Superare un muretto a secco fino ad incrociare una strada forestale. Seguirla verso sx sbucando sulla strada statale per Enego. Da qui in discesa lungo il sentiero 691 che riporta in località Cornale (45 min. ca).






L1 Superamento del tetto
L3


L3_Passaggio su canne


L4 Placche gialle



L4_Placche gialle

L4

L4_Traverso

L7

L7_Ultime difficoltà




Una libera quasi integrale

Birreria Cornale: chiuso per ferie!
Iniziare la giornata senza un caffè non era proprio nei nostri programmi. Senza contare che il consueto vento della Valsugana penetra con facilità attraverso i nostri abiti, regalandoci una spiacevole sensazione di freddo.
Oggi, diversamente dal solito, siamo in quattro. Ad accompagnarci in questa "prima" c'è anche Nico, un giovane e fortissimo climber di Asiago conosciuto qualche anno fa all'Agility Forest, comune luogo di lavoro. Nonostante la sua predisposizione alla falesia e alla plastica, sono riuscito più di qualche volta nel mio tentativo di avvicinarlo alle vie a più tiri, sia sportive che classiche, con ottimi risultati.
La via aperta qualche giorno fa in compagnia di Giovanni presenta un paio di tiri sostenuti e così ho pensato di chiedere aiuto proprio a Nico per liberare alcuni passaggi. So che ne è perfettamente in grado e che farà il possibile per riuscirci, vista l'amicizia che lo legava profondamente ad Alvise, alpinista a cui ho dedicato l'itinerario.
Saliamo lungo il solito sentiero disturbato dalla vegetazione e dai grossi alberi abbattuti dal vento e dalle piogge. Le corde fisse sono letteralmente sommerse nel fango e fatichiamo non poco a superare lo sbarramento di tronchi a cui sono fissate. Viste le condizioni del terreno, il timore di tutti è quello di non trovare la parete nelle condizioni migliori per provare una libera integrale della via; non appena arriviamo all'attacco però, ci consoliamo nel vedere che il diedro-camino del primo tiro è pressoché asciutto.
Parto io, assicurato da Giulia, e dietro mi seguono a ruota Nico e Giovanni. Le difficoltà trovate in partenza, a causa della roccia delicata, mi fanno ripromettere di spostare leggermente i primi metri di salita. Comunque niente d'impossibile: conveniamo tutti verso un 6a/b. Il secondo tiro ormai è cosa nota: spostamento a destra, poi a sinistra, per prendere infine una lama delicata che permette di uscire su un bel terrazzino; da lì una breve e facile traversata porta alla sosta. 5C, non di più, è la stima comune. Con il terzo tiro iniziano i giochi: la linea segue delle bellissime canne per poi portarsi al di sotto di una placca molto tecnica e difficile. Io provo un po', fino a che le braccia me lo permettono, poi ci rinuncio. Il passaggio di uscita è davvero duro! Nico riesce a fare qualche metro in più, ma poi anche lui deve desistere perchè la presa chiave è resa scivolosa dall'acqua caduta nei giorni precedenti. Qui conveniamo che sia meglio fermare il tiro per prendere fiato e affrontare con più decisione le placche gialle. Quella successiva è una sequenza da dita senza intervalli che porta ad un delicato traverso dove mani e piedi si muovono in spalmo: quando propongo un 6c, Nico annuisce senza battere ciglio.
Sul tiro dopo, riesco in qualche modo ad arrivare al diedro grigio nascosto, pane per i miei denti. Nico invece si muove meglio sulle tacche nette della prima sezione; un paio di voli per capire come posizionarsi ed è fuori anche lui. L'unica lunghezza che lascia respirare è la sesta. Una bella lama e un diedro ammanigliatissimo portano ad un terrazzo con vista sulla valle. Qui, nonostante l'orario non sia proprio felice, ci concediamo una breve pausa per mettere in bocca qualcosa e soprattutto per rendere omaggio ad Alvise.
Mi preparo psicologicamente per affrontare l'ultima tirata di corda. Ho le braccia stanche, ma voglio a tutti i costi liberarla, perchè ritengo che sia una delle lunghezze più varie dal punto di vista tecnico. La placca iniziale è facile e sono in un batter d'occhio sotto al decisivo bombè. Le prese ci sono, ma quando la roccia viene in fuori ciò che conta veramente è saper chiudere il bicipite. Riesco a concatenare i movimenti, pur se in modo poco elegante, portandomi così sotto al grande tetto visibile dalla strada, ultima difficoltà della giornata. Straordinariamente trovo subito la soluzione e con poca fatica esco anche da lì. Una facile paretina mi porta finalmente fuori dalla parete. È fatta: un tiro apparentemente complicato che si risolve con pochi passaggi di 6a/b. Gli altri escono con le luci a led, perchè nel frattempo si è fatta notte...
Il tempo di una sigaretta, qualche commento a caldo e siamo già sulla via di ritorno. Per fortuna che un paio di giorni prima, con Giovanni e Pacho, abbiamo sprecato una giornata a rintracciare la strada di discesa, altrimenti non sarebbe cosa facile uscire da questo bosco con il buio. Una volta arrivati sul sentiero vero e proprio ci rilassiamo un po', chi guardando le luci della valle, chi sognando nuove linee su roccia. Il nostro relax è però interrotto da due tute fluorescenti che salgano dal basso. Ci metto poco a capire che appartengono ai vigili del fuoco e che qualcuno, vedendo le luci in parete, ha chiamato i soccorsi. Ci risiamo: l'ennesimo intervento in mio soccorso! Arrivati al parcheggio del Cornale, troviamo addirittura mezza stazione di Bassano con tanto di camionetta e Land Rover Defender ad accoglierci. Le scuse sono tante, ma i pompieri non sembrano prendersela troppo a male per l'uscita fuori porta. Prima che se ne vadano, regaliamo loro una copia della relazione della via, vista l'impossibilità di bere qualcosa tutti assieme per la chiusura del bar.
La giornata ormai è cosa fatta, ma nel più bello arriva Dixi, un cane disperso che avevamo già notato dalla parete nel tardo pomeriggio. Ci mancava proprio.

Partiti in quattro, torniamo in cinque...



1 commento:

  1. In data 24/02/22 è stata eliminata la variante di partenza poichè, in seguito all'apertura del sentiero attrezzato CAI, non ha più alcun senso di esistere.

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