A volte sono proprio i piccoli sogni a farci sentire un po' più grandi. Anche a pochi passi da casa, su pareti dimenticate dall'alpinismo con la A maiuscola, possiamo ancora ritagliare uno spazio per vivere delle avventure autentiche. L'importante è che sia autentico il modo con cui decidiamo di relazionarci con la montagna. "Il vero alpinismo è a mani vuote" sostiene il filosofo Tomatis, dove spoglio non deve essere il nostro imbrago ma l'atteggiamento nei confronti dell'alpe. Allontanarsi quindi dalla guerra che l'uomo moderno ha dichiarato alla natura e che anche l'alpinismo classico ha in parte ereditato come retaggio di una cultura antropocentrica. "Salire...per essere e non per avere" diceva Miotti, decifrando al meglio la cesura che esiste tra un'arrampicata della "vetta a tutti i costi" e il saper apprezzare invece la bellezza e l'estetica di un gesto. Una volta spogliato l'uomo-alpinista dai suoi orpelli, ciò che rimane sono proprio due mani vuote, a cui basta un qualsiasi "pezzo" di roccia per vivere il proprio sogno alpinistico...

Gli itinerari descritti in questo blog nascono dal desiderio di rivalutare un territorio distante dai classici circuiti arrampicatori, ricercando linee estetiche laddove l'occhio di un alpinista non è facilmente portato a guardare. Pareti piccole, se confrontate ai mostri sacri delle Dolomiti o delle Alpi, ma che riescono ugualmente a regalare emozioni forti a chi intende ascoltarle. Un'arrampicata senza pretese di grandezza quindi, dove ciò che conta è stare bene all'interno di uno spazio geografico che in un modo o nell'altro riconosciamo come “nostro”.

Via Paraflù


Canal di Brenta, Parete di Enego
C.Moretto- D.Cocco 1995

Via poco conosciuta e completamente abbandonata nel corso degli anni a causa della vegetazione che ne aveva reso impossibile la ripetizione. I primi due tiri, in alcuni tratti, risultano sporchi di lichene superficiale ma poi l'arrampicata si svolge su ottima roccia. Stupendo il terzo tiro che supera una canna di ben 10m di altezza. Le ultime lunghezze si svolgono su calcare grigio lavorato a gocce.
Sono servite tre lunghe giornate per bonificare interamente la parete e riportare così alla luce una delle più belle linee dell'intera valle. Si è inoltre provveduto a mettere in sicurezza tutti i tiri aggiungendo, laddove si è ritenuto necessario, alcuni fix, chiodi da roccia e nuts. La decisione di abbassare il grado di chiodatura da S3 a S2 è stata presa nell'ottica di garantire un maggior numero di passaggi e di conseguenza una continua pulizia della via.
Questo senza nulla togliere alle capacità degli apritori che hanno affrontato alcune sezioni con protezioni assai distanti.

Sviluppo: 165m
Difficoltà: 5b-6b+ (6a obbl./S2)
Roccia: molto buona/ottima
Esposizione: Est
Chiodatura: fix da 10mm e qualche chiodo da roccia.
Materiale: portare 12-13 rinvii e qualche cordino. Si consiglia l'uso di mezze corde. Potrebbe risultare utile qualche friend e/o dado medio-piccoli per integrare ulteriormente alcuni passaggi.
Bibliografia:
BERGAMASCHI E., Valsugana, Idea Montagna 2011
SPAVENTO-DOGLIONI, Cismon & dintorni, CAI 2000

Avvicinamento:
Da Bassano del Grappa prendere la strada statale 47 della Valsugana e lasciare l'auto in località Cornale. Imboccare la pista ciclabile in direzione Trento e dopo 10 minuti prendere il sentiero CAI Raccordo 791 EE seguendolo per una quindicina di minuti. All'altezza delle prime catene, sulla destra, una corda fissa di colore rosso porta ad una piccola cengia. Cordino su clessidra e nome alla base (30 minuti circa).



Salita:
L1: dalla cengia spostarsi qualche metro a dx sotto alla direttiva di una radice secca, salire dritti e con un passaggio atletico (6a) guadagnare un terrazzino che va percorso verso dx (possibile sosta). Attaccare la bella placca fino ad entrare in un liscio diedro (6a) reso insidioso dalla presenza di lichene. Rimontare le facili rocce (5b) fino alla sosta posta poco oltre una cengetta terrosa. 35m
L2: dalla sosta salire in diagonale dx sfruttando le belle fessure per le mani (5b). Superare all'esterno (con attenzione) un blocco di pietra fino ad arrivare sotto ad una placca scura. Con bellissimi movimenti portarsi alla base di un tetto (5c) che si evita a sx salendo sopra ad una grande lama. Sosta comoda su cengia. 35m
L3: tiro stupendo. Puntare all'evidente canna che si supera con movimenti atletici (6a+) fino alla sosta sulla cengia successiva. 20m
L4: tiro chiave. Superare la difficile placca (6b+) sovrastante per poi traversare nettamente a sx (6a+) fino alla base di un diedro che conduce ad un'altra placca molto tecnica (6a+). Sosta su terrazzo. 35m
L5: superare verticalmente la placca a gocce fino ad uno strapiombo (5c). Qui la via originale si sposta a dx dentro un piccolo diedro. Ora, con una variante di pochi metri, è possibile superarlo anche direttamente (6a+). Ancora qualche passo delicato in placca fino a raggiungere la cengia alberata (6a). Sosta su alberi. 30m
L6: alzarsi dalla cengia con un movimento boulder (6a+) fino a prendere una grossa lama staccata che permette di guadagnare l'uscita (5c). 10m



Discesa:
Guadagnare il prato sommitale senza via obbligata fino ad incrociare una strada forestale. Seguirla verso sx sbucando sulla strada statale per Enego. Da qui in discesa lungo il sentiero 691 che riporta in località Cornale (45 min. ca).

Vista della parete


A fine lavori, dopo 3 giorni di disgaggio
L1

L2_lama iniziale

L3_splendida canna

L3

L4_tiro chiave

L5_placca a gocce



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