A volte sono proprio i piccoli sogni a farci sentire un po' più grandi. Anche a pochi passi da casa, su pareti dimenticate dall'alpinismo con la A maiuscola, possiamo ancora ritagliare uno spazio per vivere delle avventure autentiche. L'importante è che sia autentico il modo con cui decidiamo di relazionarci con la montagna. "Il vero alpinismo è a mani vuote" sostiene il filosofo Tomatis, dove spoglio non deve essere il nostro imbrago ma l'atteggiamento nei confronti dell'alpe. Allontanarsi quindi dalla guerra che l'uomo moderno ha dichiarato alla natura e che anche l'alpinismo classico ha in parte ereditato come retaggio di una cultura antropocentrica. "Salire...per essere e non per avere" diceva Miotti, decifrando al meglio la cesura che esiste tra un'arrampicata della "vetta a tutti i costi" e il saper apprezzare invece la bellezza e l'estetica di un gesto. Una volta spogliato l'uomo-alpinista dai suoi orpelli, ciò che rimane sono proprio due mani vuote, a cui basta un qualsiasi "pezzo" di roccia per vivere il proprio sogno alpinistico...

Gli itinerari descritti in questo blog nascono dal desiderio di rivalutare un territorio distante dai classici circuiti arrampicatori, ricercando linee estetiche laddove l'occhio di un alpinista non è facilmente portato a guardare. Pareti piccole, se confrontate ai mostri sacri delle Dolomiti o delle Alpi, ma che riescono ugualmente a regalare emozioni forti a chi intende ascoltarle. Un'arrampicata senza pretese di grandezza quindi, dove ciò che conta è stare bene all'interno di uno spazio geografico che in un modo o nell'altro riconosciamo come “nostro”.

Via della Delinquenza minorile


Torrione di Piangrande 956m
Altopiano di Asiago, parete sud
Massarotto-Moretto, 1981

L'isolato Torrione di Piangrande si erge proprio sotto la falesia di Ori Biasia ed è ben visibile dalla statale che da Valstagna sale verso Foza. Fu salito per la prima volta nella primavera del 1981 da Lorenzo Massarotto e Mauro Moretto. La Via della Delinquenza minorile è un itinerario estremamente logico che solca la parete sud del torrione sfruttandone i punti più deboli. Caratteristica ed elegante è sicuramente la seconda lunghezza che percorre un diedro perfetto di roccia porosa e scura. La via, nel corso degli anni, è stata a torto dimenticata e il suo stato di abbandono ne ha reso difficoltosa la ripetizione.
Durante la nostra ultima salita abbiamo ripulito la via dai massi instabili, dalla vegetazione che spesso ricopriva la bontà della roccia sottostante e abbiamo anche lasciato qualche chiodo laddove la chiodatura risultava vetusta e insicura.
Un lavoro questo volto alla rivalorizzazione di un itinerario storico, che in nessun modo vuole stravolgere l'etica con cui è stata aperta e concepita la via.

Avvicinamento:
Dal paese di Valstagna prendere la statale verso Foza, superare l'osteria di Piangrande e parcheggiare sulla destra in corrispondenza di una ex cava con capitello votivo.
Scendere a piedi verso Valstagna qualche centinaio di metri, fino ad intravvedere il torrione. Scorgere poco oltre un passaggio tra le reti paramassi (ometto) spesso ingombro di rovi, che permette di guadagnare il bosco sovrastante. Nelle precedenti relazioni si consiglia di superare la costola rocciosa sulla dx; è decisamente più rapido e sicuro traversare a sx fino ad incrociare una traccia segnata da ometti di pietra, che con alcuni tornanti e un netto obliquo verso destra porta alla base del torrione. L'attacco è segnato da un ometto e una freccia (15 minuti).



Sviluppo: 180m
Difficoltà: IV/V, pp. VI-/VI+
Roccia: da buona a molto buona
Materiale: NDA. Utili friend, dadi e qualche chiodo.
Bibliografia:
AAVV, Lorenzo Massarotto. Le vie, Luca Visentini Editore 2013
BERGAMASCHI E., Valsugana, Idea Montagna 2011
SPAVENTO-DOGLIONI, Cismon & dintorni, CAI 2000






Salita:
L1: salire qualche metro per poi traversare decisamente a sx sfruttando una stretta cengia (III+, 1CL). Superare con passaggio atletico un tettino (VI-, 2CF) e obliquare a sx per rocce più facili fin sotto il diedro scuro. Con un passaggio delicato (V) si monta in cengia e quindi alla sosta su 2 chiodi. 40 m

L2: salire dritti lungo il diedro di roccia ottima (IV) anche se un po' sporca di lichene. Un passo di aderenza (V-, 1CF) permette di guadagnare la sicura pianta sovrastante. Usciti dalle difficoltà, obliquare a sx fino alla sosta su pianta (CD3, cordone + maglia rapida). 25 m.

L3: aggirare lo sperone a sx (IV, 1CF) per poi prendere un diedro sulla dx (IV-, 1CF), che porta alla comoda cengia dove si sosta su alberi. 25m.
Secondo le relazioni consultate una volta girato lo sperone la via originale taglia nettamente a sx, andando a prendere dei facili gradoni erbosi.

L4: tiro chiave della via. Dalla sosta sfruttare la parete di dx per alzarsi e guadagnare una grossa pianta che permette di salire sulla cengia sovrastante. Spostarsi indi verso dx in direzione di una placca lavorata che si supera verticalmente (V, 1 CF) fino alla base di un tettino che si vince con un passaggio di forza (VI+, 1CL, 2CF). Per roccette si guadagna facilmente la terrazza erbosa fino alla sosta su pianta (CD2, cordone + maglia rapida). 40 m.
Dalle vecchie relazioni si evince, anche se non in modo chiaro, che una volta raggiunta la pianta il tracciato originale prosegue pressochè verticalmente, senza spostarsi in placca.

(trasferimento elementare fin sotto alla parete – 10 m)

L5: sfruttare inizialmente il diedro-camino fin sopra al pilastro per poi portarsi a dx con breve traverso in direzione della cima (IV). Sosta su albero (CD1, cordone + maglia rapida). 40 m.

Discesa:
A differenza delle vecchie relazioni, che consigliavano di scendere lungo il canale nord con doppie su alberi, noi abbiamo preferito una discesa lungo la via di salita, con 3 doppie attrezzate.

CD1: 25m
CD2: 50m
CD3: 50m


Vecchio chiodo trovato sul primo tiro

L1

Quasi in sosta dopo il passo delicato di L1

Bellissimo diedro di L2

Attacco

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